Uno dei compiti di maggior impegno e grande difficoltà per gli operatori sanitari è valutare la capacità di un paziente di dare un consenso valido al trattamento alle cure di fine vita. Ciò è particolarmente complesso nel caso di anziani residenti nelle istituzioni per i quali spesso vi è deterioramento cognitivo in comorbidità con altre patologie organiche.
Partendo da questa premessa, la Dott.ssa Sportelli, psicologa e il Dr Marsilio MMG della RSA Adele Zara di Mira (VE) hanno avviato uno studio avente per oggetto la valutazione delle capacità decisionali nelle scelte delle cure di fine vita in anziani con deterioramento cognitivo lieve-moderato. Lo strumento utilizzato sarà un’intervista semi-strutturata (modificata per esigenze di ricerca) con attribuzione di punteggi detta MacCAT-T, che guiderà il clinico ad esplorare il pensiero del paziente rispetto alle decisioni terapeutiche per giungere ad un quadro delle sue capacità di Ragionamento.Lo studio clinico avrà le caratteristiche di una ricerca multicentrica, condotta secondo un unico protocollo, svolto parallelamente in differenti sedi (8 RSA afferenti l’AULSS3 Serenissima, otto RSA afferenti al territorio del Trentino Alto Adige; una RSA afferente l’AULSS 5 Polesana e due RSA della provincia di Ferrara), pertanto condotto da più di un ricercatore, ma in conformità ai dettami operativi specificati indicati dalla Dott.ssa Sportelli e dal Dr Marsilio.
Il progetto è stato presentato alle Residenze coinvolte dell’AUlSS 3 Serenissima il 23 marzo scorso, presso la Sala Polivalente della RSA di Mira e sono anche state avviate le pratiche per la richiesta di parere al Comitato Etico per la Sperimentazione Clinica (CESC) della Provincia di Venezia e IRCSS San Camillo.Benché il deterioramento cognitivo di per sé sia caratterizzato dalla perdita progressiva delle capacità su cui si fonda l’autonomia, crediamo che attraverso questo studio si possa contribuire a gettare le basi per promuovere il rispetto e l’autonomia residua al fine di definire obiettivi esistenziali, terapeutici e assistenziali condivisi ed evitare decisioni e pratiche “automatiche” relative alle cure del fine vita.